Preludio 18, Marc Strauss

Estrema piattezza oppure montata del reale?

Un soggetto evoca a un certo punto il padre, uomo d’intelligenza ammirevole che però beve più del necessario: è alcolista. Parla poi della sua amata, anche lei d’intelligenza altrettanto ammirevole, che tuttavia mangia più del necessario: è bulimica. Invitato a quel punto a dire che cosa faccia lui più del necessario risponde: “Io mi masturbo”. Interrogato infine su chi fosse a giudicare così la cosa, ribatte un po’ scombussolato: «Eh be’, io…!».

Si verifica qui che per lui come per tutti «Io» che fa e «Io» che dice, non sempre sono accordati secondo ragione, per quanto siano indissociabili. Non sta forse qui il paradosso del desiderio, come punto d’impasse obbligato di tutte le istorie che non facciamo che raccontarci? Paradosso cui, a conti fatti, sarebbe meglio rassegnarsi, per giocarci con più astuzia.

O invece non è proprio questo sgomento a costituire il punto di partenza per un altro sbocco dell’analisi, dove la causa del desiderio la si riconosca nella singolarità assoluta del suo esser realtà di scarto? Se l’effetto non è più quello del godi-senso, il rapporto dell’analizzante al desiderio ne viene modificato. E questo lo condurrebbe allora dove? E d’altra parte, non è ancora un altro paradosso il volersi mettere lui proprio in quel posto di analista-scarto? A tali questioni, Lacan risponde con il beneficio di un cambiamento dello statuto del sapere, alleggerito da quel po’ di ridere che gliene ritorna (cfr. Televisione, con il suo “gaio sapere” ed il “in più santi si è, più si ride…”).

Il tema dell’ormai prossimo Rendez-Vous ci permetterà allora di scambiare i nostri punti di vista sulla psicoanalisi, che parte dall’analisi dei sintomi -questi paradossi del desiderio così penosi da sopportare- per arrivare a fondare in ragione il desiderio dello psicoanalista. Alla soddisfazione che nel soggetto liberiamo, disfacendo al buon modo il nodo dei sintomi, potremo così aggiungere il piacere nostro, ad avanzare insieme nello sviluppo di questo buon modo.

Traduzione italiana a cura di Carmine Marrazzo e Maria Teresa Maiocchi

Rilancio 5, Pierre Meunier

“L’uomo che sa come far parlare un oggetto…”

Pierre Meunier è scultore, autore e regista d’un genere particolare… Il più delle volte Costruisce i suoi spettacoli a partire da oggetti inerti e da materiali grezzi che, attraverso la magia della scrittura e l’originalità della messa in scena, diventano i veri partners degli attori sul palcoscenico. Cercando di catturare con la stranezza di queste presenze così stimolanti l’immaginario, egli suscita nello spettatore un turbamento poetico, come un’intima rêverie. Il suo percorso attraversa il circo, il cinema ed il teatro.

Cathy Barnier e Marc Strauss lo hanno incontrato dando seguito alle interviste con alcuni non psicoanalisti su “I paradossi del desiderio”, tema del nostro prossimo congresso.

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