Preludio 3, Andréa Brunetto

La problematica del desiderio

La problematica del desiderio, insiste Lacan, è la sua “eccentricità rispetto a ogni soddisfazione”1. Se seguiamo il seminario su Le formazioni dell’inconscio, il desiderio è eccentrico poiché scivola sempre, mentre aspira ad un oggetto che tuttavia non è mai “quella cosa”[2].

L’inconscio è un luogo altro, straniero, che si manifesta soltanto attraverso ciò che zoppica, la faglia, come afferma Lacan nel Seminario XI: una “zona di larve”, un “limbo”, un “centro sconosciuto”.2   La condizione erratica è propria all’umano, immerso nel linguaggio e fondato da tratti significanti. E’ la sua alterità radicale. Lacan sostiene che il soggetto è soltanto soggetto del discorso, sradicato dalla propria immanenza, condannato a vivere in una sorta di miraggio che non lo fa solo parlare di tutto ciò che vive, ma lo fa vivere nel gioco tra due poli.3

 Il soggetto si afferma in uno dei poli attraverso i significanti, con il suo Wunsch e, nell’altro polo, dove la verità scappa, si svuota nella botte delle Danaidi di un godimento che si perpetua? E’ così che ho compreso “il gioco tra i due poli”. Da questo punto di vista, il paradosso del desiderio non sarebbe quello di essere nient’altro che un sembiante?

In portoghese, abbiamo un detto utilizzato quando si è in difficoltà: “se stai fermo la bestia ti prende, se corri la bestia ti mangia”. Pegar non significa “picchiare”, come in spagnolo, ma “prendere”. La bestia, o ti prende o ti mangia. Zeca Baleiro -famoso cantautore brasiliano, che ha uno stile in qualche modo lacaniano per il modo con cui gioca con le parole nelle sue canzoni- completa questo detto con un gioco di parole con la lingua inglese: “o bicho come. Come, back, again[3]. Si tratta di una versione un po’ diversa de “o la borsa o la vita”, ma il senso sessuale è qui più marcato. “Prendere qualcuno” è un’espressione sempre più utilizzata per l’incontro sessuale, assumendo anche il senso di “scopare”.

Ancora, a proposito del verbo “prendere” (pegar), c’è una canzone di un altro cantautore brasiliano, Seu Jorge, che attualmente viene spesso trasmessa nelle radio brasiliane, le cui parole parlano di un uomo che si sente attratto dall’amica di sua moglie. Per complicare le cose, si tratta di una donna molto bella e la bellezza femminile tocca il suo cuore. Vive così il seguente dilemma: “pecco o non pecco?”. Raccontando la storia del suo dilemma nei confronti del desiderio, si interroga sulla sua posizione nei confronti del peccato. Cantando, gioca sull’equivoco tra “peccare” (pecar) e “prendere” (pegar)[4]. E ascoltiamo un: “prendo non prendo”? Nelle parole dalla canzone è sempre presente il verbo “peccare”, oppure, in alcuni momenti, Seu Jorge canta pego ou não pego, e cioè “prendo non prendo?” (Sono forse io che ascolto qui un equivoco che non c’è? I miei colleghi brasiliani sapranno rispondere alla mia questione… o no?).

Nel “peccato” (pecado), harmartia -in greco, ricorda Lacan, è “mancanza”[5]– o nella “presa” (pegada, marchio, tratto), siamo nel sembiante che “quella cosa” è?

Traduzione: Carolina Cecci Robles e Rossana Arrivabene


1 J. Lacan, Il Seminario Libro V. Le Formazioni dell’inconscio, Einaudi, Torino, 2004, p. 348.

[2] [N.d.T.] Traduciamo così il termine portoghese “Isso” (“quella”) perdendo tuttavia l’equivoco significante proposto dall’Autore: “Isso” è -infatti- anche la traduzione portoghese dell’Es freudiano. L’equivoco potrebbe essere reso a condizione di forzare la grammatica della lingua italiana nella forma di Es(so).

2 J. Lacan, Il Seminario Libro XI. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi. Einaudi, Torino, 2003, p. 24.

3 J. Lacan, Il Seminario Libro IX, L’identificazione, inedito, lezione del 13 dicembre, 1961.

[3] [N.d.T] “la bestia mangia. Come, back, again”. Gioco di parole che coglie l’omofonia e l’identica scrittura di Comer (“mangiare”, in portoghese, utilizzato anche per designare l’atto sessuale) e To come  (“venire” ma anche “godere”, in inglese).

[4] [NdT] Pecar  (peccare) e Pegar (prendere), termini quasi omofoni in portoghese.

[5] J.Lacan, Il Seminario Libro VII, L’etica della psicoanalisi., Einaudi, Torino, 1994, p. 99