Rilancio 2, Denis Podalydès

Dopo il fisico Etienne Klein, con il quale abbiamo parlato del desiderio in gioco nella scienza, siamo stati ricevuti da Denis Podalydès perché ci evocasse gli avatar della sua rappresentazione. Denis Podalydès è conosciuto dagli amanti del teatro e dal grande pubblico: socio della Comédie-Française, attore, regista, sceneggiatore e scrittore, ha anche recitato in diversi film. Il suo ultimo libro: Fuir Pénélope è stato appena pubblicato per Mercure de France.

Cameraman : Jean-René Duveau

Preludio 14, Ricardo Rojas

Desiderio-di-sapere e Entzweiung del Soggetto [1]

“Tel est du moins le chemin qu’a frayé
la névrose au psychanalyste pour qu’il l’achève
en vérité par sa répétition. C’est ce qu’il
ne saurait accomplir quà se supposer au désêtre
de n’être rien que désir de savoir” (Jacques Lacan)[2]

 

Il sintagma desiderio-di-sapere introduce paradossi. Nel Simposio [3], quanto al desiderio-di-sapere, è dell’agalma che si tratta, cosa che può essere letta nella chiave: essere-di-sapere ed essere-di-verità[4]. Un effetto di verità si produce quando si evidenzia il primato del significante, laddove il desiderio è un desiderio-di-saperesuscitato da una causa connessa alla formazione del soggetto[5]con un suo proprio effetto di sdoppiamento -Entzweiung- tra essere-di-sapere ed essere-di-verità, tra l’ “io penso” e l’ “io sono”.

Tra il sapere e la verità c’è un buco, l’oggetto “a”, perché anche se di mira c’è l’essere-di-verità, l’agalma, questa traccia, che persegue l’analizzante nella sua analisi, è impossibile da raggiungere. Topologia del soggetto nelle sue relazioni con questi tre termini:

 topo

La Prima versione della Proposta sulla Passe [6] colloca l’analista a livello della “s” della pura significazione, che può essere determinabile solo attraverso uno scivolamento, che è desiderio, e dove non c’è altra scelta che farsi desiderio dell’Altro, nella sua forma pura di desiderio-di-sapere. La funzione d’agalma del Soggetto-supposto-Sapere è allora il modo di centrare ciò di cui si tratta nella scelta di sapere nel momento della passe, a condizione di mettere in risalto che il non-sapere è centrale.

Il più-di-godere [7], è quel che risponde ad una perdita di godimento, da cui proviene un’animazione feroce, la quale si coniuga con il desiderio-di-sapere. “La verità è puro desiderio-di-sapere” ma l’effetto di pensiero diventa sospetto, perché il pensiero non è solamente la questione posta sulla verità del sapere, grande passo hegeliano. Anzi, l’avanzamento freudiano consiste proprio nel porlo come ciò che impedisce l’accesso al sapere, punto di svanimento del “io non so” da cui sorge l’inconscio come un desiderio (di sapere), con la sua dimensione d’informulabile, proprio come nel sogno di Freud del “lui non sapeva”. La verità che la psicoanalisi interroga nell’inconscio come “svanimento creatore di sapere”, come punto di origine del desiderio-di-sapere, di un sapere censurato, non diventerà altro che un correlato di questo svanimento. Nello studio delle relazioni tra il sapere e la verità in un approccio che differenzi desiderio e domanda, ciò che Freud apporta -ci indica Lacan- è la designazione di un luogo d’incidenza di un desiderio particolare, punto in cui la sessualità entra in gioco come fondamentale nel campo del desiderio-di-sapere.

Il desiderio-di-sapere [8] non conduce al sapere, è piuttosto il discorso dell’isterica quello che conduce al sapere ed è lei che costruisce un uomo animato dal desiderio-di-sapere, invece l’analista è come oggetto “a”  che occupa la posizione nel discorso; vale a dire che si presenta come causa del desiderio per il soggetto, offrendosi come punto di mira dell’operazione analitica, insensata, diciamo pure paradossale, mentre il soggetto è impegnato a seguire la traccia di un desiderio-di-sapere che non ha niente a che vedere con il sapere.

Dal lato dell’analizzante, c’è più “orrore di sapere” [9] che desiderio-di-sapere, differente dal desiderio dell’uomo che è desiderio dell’Altro. Si può  attribuire allora il desiderio di inventare il sapere al desiderio-di-sapere.

Perciò il passante testimonia di essere al servizio del desiderio-di-sapere perfino senza riconoscere quel che lui stesso porta; la medesima cosa accade al passeur che interroga. Da qui per entrambi[10] v’è il rischio che questo sapere si costruisca mettendoci farina del proprio sacco e che da qui gli altri saperi non consentano di lasciargli un suo posto ed è piuttosto questo ciò che fa dubitare che il proprio sapere sia passato attraverso la barra. Ed è per questa ragione, ci dice Lacan, che è necessario un passeur per ascoltarlo. Vale a dire che se si cede al peso di mettere al suo posto altri saperi -per esempio la tentazione di riportare ciò che si è ascoltato alla doxa- piuttosto che a preservare il valore di ciò che è inedito, si finisce con il credere che il sapere non sia stato barrato e pertanto la risposta del Cartel potrebbe essere che non sono persuasi del finale. Alle volte, per aggirare questa Verleugnung, sarebbe necessario per i costituenti del Cartel della Passe “l’appartenenza”[11], come per i passeurs, a questo momento della passe, affinché possa ascoltarsi questo sapere particolare, che esce dall’ambito degli altri saperi stabiliti. E qui, ritorniamo al punto di partenza dell’epigrafe, nella quale il dis-essere non è, se non desiderio-di-sapere, (di sapere) del buco;  da qui la parentesi introdotta da Lacan, che scriveremo (a).

Traduzione italiana di Lucia Chiara Aquilano


[1] Questo Preludio traccia un percorso attraverso l’insegnamento di Lacan seguendo la traccia di questo sintagma desiderio-di-sapere.

[2] Testo del 3 febbraio del 1969, D’une riforme dans son trou, non pubblicato, Versione di Patrick Valas.

[3] E’ nel Seminario VIII Il transfert, 1960-61, Einaudi, Torino, 2008, in cui Lacan opera una lettura del Simposio di Platone ed è dove desume queste relazioni del sapere con l’agalma.

[4] E’ nel Seminario XII Problemi cruciali della psicoanalisi, in cui Lacan apporta queste interpretazioni, contributo che verrà messo in risalto nella Rassegna dell’insegnamento dello stesso e nella lezione del Seminario XIII (20-04-1966) in cui commenta questa rassegna.

[5] E’ nel suo Testo degli Scritti pubblicato nel 1966, Einaudi, Torino 2002 che serve da puntualizzazione: Da un disegno, in cui Lacan mette in risalto questo lavoro di topologizzazione sviluppato nel Seminario XII Problemi cruciali della psicoanalisi,  il quale è un Seminario che unito al successivo fornisce delle precisazioni in relazione a quale soggetto si riferisca la concettualizzazione della psicoanalisi.

[6] Testo edito negli Altri scritti, Einaudi, Torino, 2013 in cui Lacan sviluppa le relazioni SsS e l’agalma in relazione alla fine dell’analisi.

[7] E’ nel Seminario XVI Da un Altro all’altro, Paidós, Buenos Aires, 2008, in cui Lacan sviluppa la nozione di più-di-godere e nel corso di tutto il Seminario cerca di precisare di quale sapere si tratti nell’esperienza analitica.

[8] SeminarioXVII Il rovescio della psicoanalisi, 1969-70, Einaudi, Torino, 2001, in Lacan esamina le relazioni del sapere e la verità nei discorsi.

[9] E’ il Seminario XXI I nomi del padre/ I non zimbelli errano, inedito, in cui Lacan precisa le relazioni con l’orrore di sapere.

[10] 1974-05-08 Nota che Jacques Lacan rivolge personalmente a coloro che erano suscettibili di nominare passeur, Pubblicato in Analyse freudiane presse, 1993, n° 4, p.42.

[11] Espressione heideggeriana sviluppata da Beatriz Maya in una delle sue elaborazioni della sua esperienza come passeur e passante, Quel che passa nella passe n° 1, Pubblicazione del EPFCL-ALN.

Rilancio 1, Etienne Klein

« I paradossi del desiderio », che cosa significa secondo lei?

Cathy Barnier e Marc Strauss hanno posto la questione a diversi non-psicoanalisti le cui riuscite testimoniano di un desiderio incontestabile.

Il primo è Etienne Klein, molto conosciuto in Francia perchè lo si ascolta spesso parlare di scienza nelle trasmissioni radiofoniche. E’ un fisico, direttore di Ricerca al CEA (Commisariat à l’Energie Atomique), scrittore, alpinista.

Con lui inauguriamo una serie che ci permetterà di ascoltare artisti, giuristi e altri ancora…

 

Cameraman Hayati Basarslan

Assemblea generale IF

Cari Colleghi dell’IF,

nel volgere di qualche mese ci ritroveremo a Parigi per l’ VIII Rendez-vous dell’Internazionale dei Forume per il IV Incontro della Scuola di psicoanalisi dei Forum del Campo Lacaniano.
Dal momento che molti tra noi dovranno organizzare il loro viaggio per tempo, vi informiamo che l’Assemblea generale dell’Internazionale dei Forum del Campo Lacaniano avrà luogo la mattina di lunedì 28 luglio. Al tempo stesso, sarà nostra cura inviarvi per tempo la convocazione ufficiale all’Assemblea.

Molto cordialmente,

CRIF 2012-2014:
Andréa Brunetto, Ana Canedo, Martine Menès, Carmine Marrazzo, Marcelo
Mazzuca, Manel Rebollo, Ricardo Rojas e Susan Schwartz.

Preludio 13, Manel Rebollo

Cosa desidera la parola?

Cosa significa desiderio?  Cosa vuol dire questa parola?

La stessa domanda implica un desiderio di dire nelle stesse parole, un  «voler dire» che conferma che si è lì, negli interstizi del linguaggio, dove abita il desiderio.

Nemmeno il suo nome dato da Freud in tedesco, Wunsch, lo arresta in una significazione, giacché in Begehren trova anche un altro termine, senza esaurire con quello il suo senso. Da lì il segreto della sua indistruttibilità. Per distruggere qualcosa bisogna localizzarlo, e la delocalizzazione del desiderio è evidente, forgiando la sua residenza, il suo Dasein, il suo essere lì, in uno spazio tra due significanti. Non c’è posto per il desiderio nella coscienza, soltanto nel fallimento (insuccès) del tentativo, dove si rivela come un insaputo che sa [insu que sait].

Lacan prova a localizzarlo in modi diversi:

– Attraverso la scrittura: nel suo grafo del desiderio, tra la linea dell’enunciazione e quella dell’enunciato, a livello del fantasma; oppure tra il “per tutti” della formula sessuale maschile e il “non tutto” di quella femminile.

– Attraverso la nominazione, in un percorso che passa ragionevolmente [ra-son-ablemente][1] per il Das Ding, il piano [el designio], el deser,e attraversa nuovi termini, come l’oggetto a, il plus-godere e un metonimico eccetera dove vaga come lucertola nelle reti del dire, perdendo la sua coda in ogni modalità sostanziale di godimento.

Prodotto del linguaggio e causa del discorso, ognuno degli esseri parlanti tenta di cavarsela con il suo sintomo. Così, articolato nella parola, ma non articolabile, si fa volere dai soggetti nella sua erranza giocosa tra i detti.

Allora, come raggiungerlo? Soltanto attraverso i meandri dell’interpretazione,  quel dire senza senso dell’analista che permetta di ragionare [rasonar][2] con il desiderio del soggetto in un istante effimero di sapere al posto della verità. Per cessare di essere poi verità, questo sapere. È il suo destino.

Traduzione a cura di Rosanne Alvarez

 


[1] ragionevolmente [ra-son-ablemente]: nella lingua spagnola si sentono contemporaneamente le unità fonematiche, come l’autore mette in evidenza.

[2] rasonar, omofonico di risuonare